Parco dei Monti Picentini

Santo Stefano del Sole è la porta naturale del Parco dei Monti Picentini. Il paese è immerso nel verde dell’Appenino Campano ed occupa la sponda destra dell´Alta Valle del Sabato. Esso, per la ricchezza di vegetazione e di acque è il luogo ideale per chi cerca il contatto con la natura incontaminata.

Il territorio comprende una fascia pianeggiante alla destra Sabato, una fascia collinare rivolta verso il Monte Partenio ed una ampia zona montana che culmina con la cima del Monte Faggeto a 1146 metri sul livello del mare. La superficie pianeggiante è molto fertile ed è coperta da noccioleti, ciliegeti e colture seminative.
La collina, che sale dolcemente, gode di una meravigliosa esposizione ai i raggi del sole ed è coperta in da vigneti ed oliveti. La montagna, solcata da profondi valloni, riserva luoghi di incanto ed è ammantata da una folta vegetazione (conifere, castagneti e faggete).
Il sottosuolo è ricco di acqua e la fascia collinare è disseminata di piccole sorgenti. Si possono visitare le Sorgenti Urciuoli, impiegate per alimentare l’Acquedotto di Napoli, o ammirare gli splendidi panorami del “Belvedere” sulla Valle del Sabato, del borgo di Castelluccio o dalla centrale Piazza del Sole.

L’ENTE PARCO DEI MONTI PICENTINI

1. IL TERRITORIO.
Nel cuore dell’Appennino Campano, nell’ambito di un comprensorio che interessa le province di Avellino e Salerno, è situata un’area geografica  dall’estensione di circa 63.000 ettari  di elevata importanza strategica sotto il profilo ambientale, idrogeologico, territoriale, denominata nelle carte geografiche nazionali “Parco Regionale dei Monti Picentini”, che si estende tra il corso superiore dei fiumi Calore, Sabato e Sele.
In particolare, la complessa ed articolata catena montuosa dei Picentini può essere delimitata a nord dal fiume Ofanto e dalla direttrice Lioni – Nusco – Castelvetere sul Calore-Chiusano San Domenico; ad ovest dalla Valle del Sabato fino a Serino, dal torrente Solofrana e dalla Valle dell’ Irno; a sud dal fiume Picentino e ad est dalla Valle del Sele.
Procedendo da Ovest verso Est si ha la struttura del Monte Terminio-Tuoro (1806 m s.l.m.), dei Monti Mai – Licinici – Accèllica (1660 m s.l.m.) dei monti Polveracchio- Raione (1790 m s.l.m.) e del Monte Cervialto (1809 m s.l.m.).
Tutte le strutture montuose, di natura carbonatica, sono ricoperte da coltri di materiale di origine vulcanica (piroclastiti, pomici, lapilli, paleosuoli, scorie, tufi ecc..) attribuibili alle manifestazioni parossistiche degli apparati vulcanici del Somma-Vesuvio dei Campi Flegrei. Inoltre dette aree sono anche ricoperte da materiale detritico ed alluvionale che rappresentano il riempimento di antiche depressioni tettoniche.
La rete idrografica si è impostata sulle principali linee tettoniche con alcuni solchi vallivi percorsi dai rami superiori dei fiumi Sabato, del fiume Tusciano del fiume Picentino.
L’alta valle del fiume Sele limita il massiccio più ad est separandolo da quello del Marzano, mentre verso nord i Picentini incombono con i loro contrafforti boscosi sulla alta valle del fiume Ofanto e sul medio corso fluviale del Calore.
A sud infine essi scendono rapidamente sul fianco orientale del golfo di Salerno e sulla piana del Fiume Sele.
Pressoché interamente ricoperti di fitti boschi di castagneti e di faggi, nonché di conifere i rilievi montuosi spesso sono, come già innanzi detto, interrotti da versanti acclivi, profonde ed incise valli (Valle della Caccia, Vallone Matrunolo) e da piane, altipiani e conche endoreiche più o meno ampie di natura carsica (Piana del Dragone 690 m – Altopiano del Laceno 1053 m – Piano di Verteglia 1180 m – Piano di Campolaspierto 1290 m – Piano del Gaudo 1050 m – Piana di Ischia 1215 m – Piana delle Acquenere 1088 m ecc.).
Le buone caratteristiche di permeabilità delle rocce che formano la intera catena montuosa consentono un’elevata infiltrazione delle acque meteoriche.
Allo stato, sono destinate al consumo umano oltre 10.000 l/sec., le acque delle sorgenti del Serino emergenti nella media valle del Sabato, quelle del gruppo sorgivo di Cassano Irpino che scaturiscono nella media valle del Calore, quelle del Sele che emergono in prossimità dell’abitato di Caposele, quelle di Quaglietta, dell’Ausino, di Sorbo Serpico, di Beardo in agro di Montemarano e tante altre che quotidianamente soddisfano le esigenze idropotabili di una popolazione complessiva di oltre quattro milioni di persone residenti in Puglia, nel Napoletano, nel Salernitano in Irpinia e nel Sannio.

 

 

2. LA STORIA.
Il nome di “Picentini” compare per la prima volta a designare il nostro gruppo montuoso in una carta geografica del ‘500 conservata nei musei Vaticani.
La denominazione deriva dal modo con cui i Romani designavano gli abitanti delle zone limitrofe. Infatti, la colonia Picentia fu fondata dai Romani nel 278 a.C, deportando parte della popolazione adriatica dei Piceni (o Picenti). Il sito dell’antica città si trovava nei pressi dell’odierna Pontecagnano, dove oggi un ricco museo archeologico illustra la storia e i reperti giunti fino a noi. Picentia, tuttavia, si schierò più volte contro la capitale, patendo in diverse occasioni nuove distruzioni da parte dei Romani. Nel corso del V secolo d.C., la città fu abbandonata definitivamente dalla popolazione, che preferì rifugiarsi sulle pendici dei monti alle spalle di Pontecagnano (i Monti Picentini, appunto), fondando i primi nuclei dei casali di Giffoni e Montecorvino.
In tempi medioevali, la dorsale principale dei Monti Picentini faceva da confine tra i ducati longobardi di Benevento e Salerno. Numerosi sono i ruderi di fortini longobardi sulle cime strategiche per il controllo dei valichi e dei borghi (Castello di Terravecchia a Giffoni Valle Piana, Castello di Nebulano a Montecorvino Rovella, Toppa del Castello ad Acerno, La Rotonda a Montella, Castello di Olevano sul Tusciano). In particolare, il valico delle Croci di Acerno (830 m.s.l.m.) metteva in comunicazione diretta la valle del Calore a nord, con quella del Tusciano a sud. La prima porta direttamente a Benevento, la seconda alla piana del Sele. Su questo valico si sono svolti numerosi scontri in diverse epoche storiche, fino alla Seconda Guerra Mondiale, quando i tedeschi arretravano sulle posizioni fortificate oltre il valico, riutilizzando gli antichi fortini longobardi.

Documentario del parco (dal min. 23:48 Santo Stefano del Sole):

Fonti (cui si rinvia per maggiori informazioni):
A cura di Andrea Melillo.
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